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GLI INEDITI
La mente

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Per secoli, anzi millenni, pensatori di tutti i popoli hanno meditato sull'essenza della proprieta' piu' misteriosa dell'umanita': quella di avere una mente, grazie alla quale, fra l'altro, siamo in grado di sapere che esistiamo e che esistono gli altri, di provare emozioni e, infine, di studiare la mente stessa.

Per millenni si e' dibattuto su cosa sia la mente, ma senza possedere ne' gli strumenti ne' i paradigmi per poterlo fare in termini scientifici. Se ne e' discusso come si discuteva dei fulmini prima di scoprire l'elettricita'. Le recenti conquiste della Neurofisiologia lasciano intravvedere l'avvento di una vera "scienza" della mente, che integrera' i risultati ottenuti da fisiologi, biologi, psicologi, filosofi e chiunque altro abbia prodotto teorie della mente.

Quella scienza dovra' sobbarcarsi un compito assai arduo, poiche', nonostante la mole impressionante di scoperte degli ultimi decenni, della mente si sa ancora poco, cosi' poco che probabilmente un giorno sembreranno meno ingenue le credenze antiche sui fulmini delle attuali teorie sulla mente. .NH Il dualismo

Se ci concentriamo sulla nostra coscienza, sul nostro "me stesso", cio' che percepiamo non e' un lattice di neuroni e un traffico caotico di segnali, ma un flusso impalpabile di pensieri, emozioni, sensazioni. Esiste una contraddizione di fondo: usando le facolta' della nostra mente (e cioe' attraverso l'indagine scientifica) riusciamo a determinare la struttura del cervello; usando un'altra facolta' della nostra mente, l'introspezione, che non ci pare pero' affatto diversa da quelle altre usate prima, otteniamo una descrizione completamente diversa della mente. La conclusione naturale e' che mente e cervello non sono la stessa cosa: il cervello e' una cosa, e la nostra mente riesce perfettamente a descriverla, e la mente e' un'altra.

Il dualismo di Descartes (la teoria per l'appunto che mente e corpo siano due sostanze diverse) deve pero' rispondere a una domanda fondamentale: com'e' possibile che due sostanze diverse, dotate di proprieta' totalmente diverse, interagiscano strettamente come fanno mente e corpo?

Il problema di come stati mentali e stati fisici possano interagire viene risolto in maniera elegante dal "dualismo di proprieta'" (cosiddetto per distinguerlo dal "dualismo di sostanza" di Descartes), secondo il quale ogni oggetto possiede sia proprieta' mentali sia proprieta' fisiche (esattamente come ogni oggetto della Meccanica Quantistica e' al tempo stesso onda e materia, esattamente come in Relativita' la massa e' energia e viceversa).

La "supervenienza" ("supervenience") di Kim e' una teoria di questo tipo. Kim postula che oggetti con le stesse proprieta' fisiche abbiano anche le stesse proprieta' mentali. In tal modo una relazione causale fra due stati puo' essere spiegata tanto in termini "mentali" quanto in termini "fisici". In questo modo, se non altro, non e' piu' cosi' importante spiegare come mentale e fisico possano interagire (visto che la loro interazione, qualunque essa sia, non ha altro effetto che quello di garantirne la coerenza). Anche il computer, per inciso, soddisfa al principio di supervenienza: le relazioni causali fra stati del computer si possono spiegare sia in termini (microscopici) di algoritmo sia in termini (macroscopici) di programma.

E' una linea di pensiero che Russell aveva inaugurato, sia pur da un'altra prospettiva: la materia sarebbe dotata di qualita' che sono direttamente "conoscibili" dalla mente (che sono "introspettibili"), che sono in relazione causale con la mente.

L'"interazionismo" di Popper e' invece tri-alista: gli oggetti astratti della matematica, le teorie scientifiche e i prodotti dell'arte sono esempi di attivita' che non appartengono ne' al mondo mentale ne' a quello fisico. La mente funge da intermediario fra quel (terzo) mondo immaginario e il (primo) mondo reale. In termini informatici la mente fungerebbe in pratica da operatore che mette in relazione gli oggetti astratti con quelli fisici. Il computer sarebbe allora un caso particolarmente interessante di oggetto fisico che puo' manipolare oggetti astratti (matematici, scientifici o artistici) esattamente come fa il nostro cervello: se la teoria di Popper e' corretta, che tale interazione necessita di un ente intermedio, allora anche il computer deve essere dotato di questo ente intermedio, e pertanto di mente.

Il problema alla base del dilemma dualista e' il presupposto che gli oggetti fisici (compresi il nostro corpo e il cervello) esisterebbero anche se non esistesse la mente. Cio' che noi possiamo sapere e' in realta' che gli oggetti fisici "esistono" in quanto la nostra mente ci consente di percepirne l'esistenza. Se essi esistano davvero, e se siano davvero come ci appaiono, non e' dimostrabile al di fuori della nostra mente, poiche' tutto cio' che siamo e che e' ci appare dentro la nostra mente. La mente ci presenta gli oggetti del mondo, e uno di questi oggetti e' in particolare se stessa. La sostanza di tutti gli oggetti e', in ultima analisi, sempre la stessa, ed e' quella mentale. La differenza sta nel processo che la mente utilizza: mentre gli oggetti che ci appaiono esterni richiedono semplicemente l'esecuzione di un processo lineare (la descrizione), la mente si puo' auto-presentare soltanto tramite un processo ricorsivo (l'introspezione). La difficolta' di definire e spiegare la mente sta nel fatto che la nostra mente tenti di spiegare se stessa senza far ricorso a se stessa, ovvero senza ricorrere a un processo ricorsivo.

Wittgenstein noto' che il dilemma mente-corpo deriva dall'uso (improprio) che si fa del linguaggio: il "mentale" e' semplicemente relativo a quel vocabolario che adoperiamo per descrivere il comportamento. Se io "credo" che piovera', vuol dire che prendero' l'ombrello. In questo senso i termini mentali (per esempio, "credo che piovera'") non sono altro che la traduzione di propensioni comportamentali sotto forma di insiemi di frasi condizionali (come: "se devo uscire, prendo l'ombrello"). Ma queste frasi impiegano a loro volta termini mentali (come "devo"), che vanno a loro volta spiegati sotto forma di frasi condizionali; e cosi' via, ricorsivamente, all'infinito. Analogamente Ryle sostiene che ogni riferimento allo stato mentale di una persona non e' altro che un riferimento al suo comportamento esterno, non a un suo qualche stato o processo interno.

Il fisicalismo, invece di separare corpo e mente, prende atto dei progressi della Neurofisiologia e postula che ogni stato mentale sia uno stato fisico del cervello.

Esistono due grandi famiglie di teorie fisicaliste. "Libro" e' una classe, questo libro che stai leggendo e' una particolare occorrenza di quella classe. Secondo la teoria dell'"identita' di classe" (originariamente formulata da Place) tutte le occorrenze di uno stato mentale sono identiche alle occorrenze di un ben preciso stato fisico del cervello (ovvero di uno stato neurale). Secondo la teoria dell'"identita' di occorrenza" ("token identitity") la stessa occorrenza di uno stato mentale puo' essere identica a diversi stati neurali in diversi momenti.

Se stato fisico e stato mentale sono cosi' (ovviamente) diversi e possiedono anche proprieta' cosi' diverse, che senso ha affermare che sono identici? Smart risolve il paradosso per analogia con quanto capita nelle scienze fisiche: la grande maggioranza degli individui percepisce il fulmine, ma senza poter percepire il processo fisico (elettromagnetico) che da' origine al fulmine; cio' non toglie che quel fulmine e il processo fisico corrispondente siano identici; non sono identici soltanto nel modo in cui li percepiamo: percepiamo direttamente il fulmine, mentre possiamo percepire soltanto indirettamente (e soltanto se abbiamo studiato Elettromagnetismo) il processo fisico corrispondente.

Feigl, uno dei primi esponenti della teoria dell'identita' di classe, esprime il concetto alla Frege. A un qualsiasi aggettivo possiamo associare due entita' profondamente diverse: il "concetto" che definisce e l'insieme degli "oggetti" che vi appartengono (per esempio, l' estensione di "rosso" e' l'insieme di tutte le cose rosse; l'intensione di "rosso" e' l'idea dell'essere rosso). Secondo Feigl gli stati mentali e gli stati fisici hanno la stessa "estensione", ma "intensione" diversa; descrivono cioe' gli stessi stati, ma in maniera diversa. Armstrong aggiunge che deve esistere una relazione causale ben precisa: uno stato mentale e' l'effetto di un evento e a sua volta la causa di un comportamento (per esempio, il dolore e' dovuto a un danno fisico e causa una reazione per evitare altro dolore, oppure per diminuirlo, o semplicemente per esprimerlo).

Cio` e' di nuovo analogo a quanto accade nelle scienze fisiche: una superficie e' "liscia" per via della sua struttura molecolare; un filo conduce elettricita' per via della sua struttura atomica; e cosi' via. Esistono sempre due modi di vedere lo stesso fenomeno, uno microscopico e uno macroscopico, e la scienza assume che sia sempre quello microscopico a rendere conto di quello macroscopico. Cosi' saerbbe anche per corpo (cervello) e mente. In realta' nelle scienze fisiche esistono infiniti livelli di descrizione a cui ci si puo' porre, da quello subatomico a quello cosmico, e a ogni livello si puo' fornire una spiegazione equivalente del fenomeno. Non sembra questo il caso dei fenomeni cognitivi, che a quanto pare possono trovarsi soltanto in due stati, o neurale o mentale.

Un altro fatto curioso e' che percepiamo lo stato fisico e lo stato mentale di uno stesso evento in modi diversi: percepiamo direttamente lo stato mentale (ne siamo coscienti nel momento stesso in cui si verifica), mentre percepiamo lo stato fisico corrispondente soltanto in maniera molto indiretta (dobbiamo studiare il cervello con apparecchiature sofisticate). Non solo: posso percepire direttamente soltanto gli stati mentali che sono miei, e quelli degli altri soltanto indirettamente; viceversa posso percepire direttamente soltanto gli stati fisici degli altri, e quelli che sono miei soltanto indirettamente. Non posso infatti stare investigando il mio cervello nel momento in cui sto provando un certo evento mentale, poiche' in quel momento il mio cervello sta provando quel certo evento mentale e pertanto non puo' stare investigando se stesso.

Davidson e' invece uno dei fautori della teoria dell'identita' di occorrenza (la stessa occorrenza di uno stato mentale puo' essere identica a diversi stati neurali in diversi momenti). Secondo Davidson, benche' ogni stato mentale sia anche uno stato fisico, non esiste una legge che consenta di stabilire, dato uno stato mentale, qual'e' lo stato fisico (neurale) corrispondente. Non esiste, insomma, una relazione fra stato mentale e stato fisico, fra il vocabolario psicologico e quello neurofisiologico.

Al contrario, Fodor ritiene che una legge presieda effettivamente alla relazione uno-molti dell'identita' di occorrenza: le occorrenze che, per qualche forma di affinita', formano una classe mentale possono essere realizzate da occorrenze (eventi) neurali che non formano invece una classe neurale; non esiste allora una identita' di tipo, ma esiste una identita' di occorrenza. In pratica Fodor ammette che possano esistere proprieta' mentali e proprieta' fisiche distinte, come nel dualismo di proprieta'.

Putnam fa notare un'altra ragione per ritenere che le classi di occorrenze mentali possano essere realizzate da diverse occorrenze (eventi) neurali: i nostri cervelli sono fisicamente diversi (sia pur di poco), e sono persino diversi in diverse fasi dello sviluppo per lo stesso individuo; cio' nonostante attribuiamo loro gli stessi fenomeni psicologici (ovvero le stesse classi mentali), come gioia, paura, speranza; altre specie animali, con cervelli vistosamente diversi dai nostri, provano sensazioni simili alle nostre; e nulla impedisce di supporre addirittura che degli extra-terrestri, dotati di un cervello completamente diverso da quelli terrestri, potrebbero egualmente provare sensazioni di paura, gioia, speranza e cosi' via. Al tempo stesso nulla proibisce che lo stesso evento neurale corrisponda a diversi stati mentali, in quanto, secondo Putnam, l'ambiente influenza la psicologia dell'organismo.

La teoria dell'identita' di classe rende conto delle vaste differenze che esistono fra i risultati sperimentali delle scienze psicologiche e i risultati sperimentali delle scienze neurofisiologiche: gli stessi eventi vengono infatti classificati in maniera diversa a seconda del livello (mentale o fisico) a cui vengono interpretati.

Se e' ovvio come debbano essere classificati gli eventi neurali (in accordo con la loro configurazione fisica nel cervello), non e', pero', piu' chiaro come classificare quelli mentali, visto che la loro classificazione non deve necessariamente rispecchiare quella neurale. .NH Il funzionalismo

Una possibile classificazione degli stati mentali e' allora quella che usa come criterio la loro "funzione", o, meglio, i loro ruoli causali all'interno del sistema mentale, ignorando del tutto la loro costituzione fisica. Per esempio, il ruolo del dolore e' quello di identificare i danni attuali al corpo e di evitare futuri danni al corpo.

Nella pratica quotidiana, in realta', e' dubbio quale criterio (fisico o funzionale) impieghiamo per riconoscere uno stato psicologico. Lewis fa notare che, se incontrassimo un marziano fatto in maniera diversa che piange e un pazzo con una profonda ferita sanguinante che ride a crepapelle, riconosceremmo entrambi come persone che stanno provando dolore: eppure nel primo caso usiamo un criterio comportamentale (riconosciamo il "processo" di provare dolore), nel secondo un criterio fisico (riconosciamo lo "stato" di provare dolore).

Lewis ne deduce che uno stato mentale deve essere definito da uno stato fisico che non e' necessariamente lo stesso per tutte le specie, e da un "ruolo causale" che mette in corrispondenza tutti gli stati mentali di un certo tipo (di tutte le specie) sulla base del comportamento che tale stato induce nell'organismo: per esempio, il dolore da' sempre origine al comportamento comunemente associato al dolore, anche se in un marziano lo stato fisico e' diverso. In pratica gli stati mentali sarebbero definiti dalla psicologia del senso comune ("folk psychology"): se e' possibile trovare un insieme di stati fisici che realizza tutti i ruoli causali richiesti dalla psicologia del senso comune, quell'insieme di stati costituisce un'interpretazione della psicologia del senso comune. Viceversa, quella psicologia definisce implicitamente gli stati mentali dell'organismo. Per analogia con la semantica di Tarski, ogni organismo a cui si applichi la psicologia del senso comune sarebbe cioe' un "modello" per la psicologia del senso comune (una delle sue possibili realizzazioni).

Lycan ha fatto pero' notare che la teoria di Lewis non funziona per due casi, uno molto comune (il trapianto di un organo artificiale al posto di un organo naturale, stessa funzione ma diversa struttura) e uno ipotetico (la conversione di un organo a svolgere un ruolo diverso nell'organismo, stessa struttura ma diversa funzione). .NH Il funzionalismo computazionale

Una macchina di Turing e' in grado di compiere le operazioni che servono per operare con la logica matematica: leggere i simboli attuali, elaborare i simboli, scrivere nuovi simboli, passare ad esaminare nuovi simboli. A seconda del simbolo che legge e dello stato in cui si trova, la macchina di Turing decide se spostarsi avanti, indietro, scrivere un simbolo, cambiare stato o fermarsi. La macchina di Turing e' un sistema formale automatico: un sistema per manipolare automaticamente un alfabeto di simboli secondo un insieme finito di regole. La macchina di Turing "universale" e' una macchina di Turing in grado di simulare tutte le possibili macchine di Turing, in quanto contiene al suo interno una sequenza di simboli che descrive la specifica macchina di Turing da simulare; ovvero per ogni procedura computazionale la macchina di Turing universale e' in grado di simulare una macchina che esegue quella procedura. La macchina di Turing universale e' pertanto in grado di calcolare qualsiasi funzione computabile. Se i processi della mente sono solamente quelli computazionali, allora la macchina di Turing e' "equivalente" alla mente.

Il funzionalismo nacque di fatto quanto Putnam suggeri' di identificare lo stato psicologico di una persona ("credere che", "desiderare che", etc) con uno stato della macchina di Turing. Lo stato psicologico causerebbe allora altri stati psicologici in accordo con le operazioni della macchina. Putnam non credeva che lo stato mentale fosse dovuto unicamente allo stato fisico del cervello e ambiva a trasformare in scienza la psicologia dei desideri e delle convinzioni. Usando il paradigma della macchina di Turing, ovvero del computer, Putnam poteva ipotizzare che desiderio e convinzione corrispondessero a formule depositate in due registri della macchina e che appositi algoritmi usassero quelle formule come input per produrre come output delle azioni. I concetti sarebbero divenuti in tal modo delle entita' che possono essere descritte e manipolate scientificamente, esattamente come la massa o la quantita' di moto. (In seguito, forse anche per aver meglio compreso cos`e` un computer, Putnam cambiera' idea: capita spesso che i filosofi cambino idea dopo aver capito di cosa stanno parlando).

Block e Fodor propongono invece di identificare lo stato psicologico di una persona con l'"operazione" compiuta sullo stato della macchina, ovvero con lo stato "computazionale" della macchina (in tal modo lo stato psicologico non dipende dallo stato fisico della macchina e puo' essere lo stesso per macchine diverse che si trovino in stati diversi). E' come dire che lo stato psicologico di una persona sia dovuto al processo in corso nella sua mente (o, nel caso di un computer, al programma in corso) invece che allo stato in cui si trova.

I "qualia" (le sensazioni associate all'essere in certi stati psicologici) non sembrano pero' poter essere spiegati neppure in questo modo. Block e Fodor formulano due esempi: un organismo con gli stati funzionali identici al nostro, ma nel quale il dolore provoca la sensazione che noi associamo al piacere (qualia invertiti), e un organismo con gli stati funzionali identici al nostro, ma nel quale il dolore non provoca nessuna sensazione (qualia assenti). In entrambi i casi il funzionalismo non rende conto del fenomeno psicologico. .NH Il funzionalismo teleologico

Il funzionalismo presenta un problema di fondo, in quanto, come ha fatto notare Block, non prescrive come limitare il campo degli organismi dotati di stati mentali: se si assume che qualunque sistema dotato di comportamento simile al nostro e' dotato anche di stati mentali (l'estremismo del behaviorismo), si devono accettare anche organismi che sono palesemente privi di attivita' mentale (Block fa l'esempio dell'economia della Bolivia, che un abile finanziere potrebbe manipolare in modo da simulare le relazioni funzionali della nostra mente); se invece si richiede che il sistema possegga anche gli stessi processi interni (l'estremismo dell'identita' di classe), si rischia di escludere esseri a cui verrebbe invece naturale attribuire un'attivita' mentale (quale un extraterrestre che agisca in tutto e per tutto come noi, ma abbia processi interni diversi).

Il primo problema e' quello di definire il termine stesso di "funzione" in maniera da non consentire la sua applicazione a tutto cio' che presenta una causa e un effetto. Mentre Cummings considera "funzione" tutto cio' che serve a qualcosa, e pertanto qualunque componente ha una funzione in quanto contribuisce in qualche modo alle proprieta' del sistema di cui fa parte, e una funzione unica in quanto differisce certamente in qualche minimo dettaglio da ogni altro componente, Sober ritiene che la funzione vada sempre definita in maniera relativa: una componente ha una data funzione soltanto rispetto a una certa proprieta' del sistema, e due componenti i cui effetti sono diversi possono egualmente avere la stessa funzione rispetto a una certa proprieta' del sistema. Per esempio, l'appendice non ha alcuna funzione rispetto alla digestione; per esempio, le mani e i piedi hanno la stessa funzione rispetto a battere il tempo della musica.

Il problema puo' essere allora risolto analizzando lo "scopo" dei processi mentali, ovvero in un contesto "teleologico", che, secondo Millikan e Dretske, si situa inevitabilmente in uno scenario biologico. Dretske, per esempio, fa notare come la funzione teleologica possa discriminare la funzione di un batterio dell'emisfero settentrionale che e' dotato di un magnete; questo magnete indica la direzione in cui dirigersi per allontanarsi dalla superficie dell'acqua, che e' ricca di ossigeno e pertanto fatale al batterio; ma al tempo stesso quel magnete indica il polo nord; se il batterio finisse nell'emisfero meridionale, quel magnete, ingannato dal polo sud, lo spingerebbe verso la superficie e pertanto verso la morte ("misrepresentation"). Pertanto la funzione del magnete e' quella di indicare l'ossigeno, non quella di indicare il polo nord.

Wright, per esempio, sostiene che qualsiasi caratteristica di una specie esiste perche' e' servita a quella specie per superare la selezione naturale. L'evoluzione della specie diventa pertanto il criterio fondamentale per stabilire la funzione di una proprieta'. Una versione piu' "debole" di questo principio e' quella di Brandon, secondo cui non e' l'evoluzione (come la proprieta' si sia evoluta), ma soltanto l'adattamento (come la proprieta' aiuti l'organismo ad adattarsi all'ambiente) a definire la funzione di una proprieta'. In tal modo i processi da prendere in considerazione sono quelli e soltanto quelli che contribuiscono all'adattamento della specie al suo ambiente. In generale, l'idea e' che, se vogliamo capire come un sistema funziona, dobbiamo prima capire perche' funziona, ovvero quale informazione deve estrarre dall'ambiente.

Il problema "teleologico" finisce per spostare il tema della ricerca: non piu' cosa sia la mente, ma come abbia avuto origine. A questo proposito Donald considera la cognizione come l'ente che media fra il cervello e la cultura: la mente ha acquisito le sue facolta' cognitive per poter partecipare a una cultura (prima attraverso abilita' mimetiche, poi attraverso lo sviluppo del linguaggio e infine con l'avvento di sistemi simbolici). Gli stati mentali assolverebbero a una funzione innanzitutto "culturale".

Un altro modo per evitare i paradossi del funzionalismo e' quello di eliminare del tutto il dualismo mente/cervello ampliando all'infinito il numero dei possibili tipi di stato. Invece che esistere soltanto uno stato funzionale e uno stato fisico che in qualche modo vanno ricondotti l'uno all'altro, si suppone che esista un "continuo" di stati fra il fisico e il funzionale.

Lycan, opponendosi a una visione del mondo dicotomica in cui esistono soltanto un livello inferiore fisiochimico e un livello superiore psicofunzionale, concepisce la Natura come organizzata in diversi livelli gerarchici (subatomico, atomico, molecolare, cellulare, biologico, psicologico e cosi' via), ciascuno dei quali e' al tempo stesso fisico e funzionale: fisico rispetto al livello immediatamente superiore e funzionale rispetto a quello immediatamente inferiore. Procedendo dal basso verso l'alto si ottiene una descrizione fisica, strutturale, della natura (gli atomi compongono molecole che compongono cellule che compongono tessuti che compongono organi che compongono corpi...); dall'alto verso il basso si ottiene una descrizione funzionale (per spiegare come funziona il corpo, studiamo la funzione delle membra, per studiare la cui funzione studiamo la funzione dei muscoli, etc). L'ontologia aggregativa ("bottom-up") e l'epistemologia strutturata ("top-down") della Natura risultano cosi' essere due aspetti duali. L'apparente irriducibilita' del mentale e' dovuta all'irriducibilita' dei vari livelli.

Cosi', secondo Dennett, il fenomeno della mente va ridotto a un insieme di funzioni cognitive; ciascuna funzione cognitiva va ridotta a problemi cognitivi piu' semplici; e cosi' via semplificando di volta in volta il problema e riducendo sempre piu' l'"intelligenza" richiesta al sistema per risolverlo; finche' si raggiunge un livello in cui non e' richiesta altra intelligenza che quella disponibile in una macchina. A ogni livello il comportamento del sistema e' dato dall'interazione di un insieme di componenti interconnessi (o "omuncoli"); ciascuno e' a sua volta un sistema di livello inferiore, il cui comportamento e' dato dall'interazione di un insieme di altri omuncoli. Analogamente, concepiamo il funzionamento di un'automobile come dovuto all'interazione fra ruote, motore, sterzo, e cosi' via; a sua volta il funzionamento del motore e' determinato dall'interazione fra carburatore, candele, e cosi' via.

L'architettura cognitiva della "societa' delle menti" di Minsky parte dal presupposto che il comportamento intelligente sia dovuto al comportamento non intelligente di un numero molto grande di "agenti", organizzati in una gerarchia "burocratica" non diversamente dagli omuncoli di Dennett. L'insieme delle loro azioni elementari e delle loro comunicazioni, altrettanto elementari, produrrebbe comportamenti sempre piu' complessi man mano che si sale nella scala gerarchica. Minsky enfatizza proprieta' come la decomposizione dei problemi, la delega dei compiti e la decentralizzazione del controllo.

Il fascino del funzionalismo omuncolare e' che riesce a rendere conto della differenza con cui percepiamo mente e cervello: l'irriducibilita' della mente al cervello sarebbe un po' come l'irriducibilita' del continuo al discreto.

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