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Giunto a questo punto il lettore sara' tanto incuriosito quanto perplesso: "Va bene: questo Scaruffi mi ha presentato centinaia di idee filosofiche, psicologiche, biologiche, matematiche, informatiche degli ultimi anni. E molte di queste idee sono stimolanti e inquietanti e d'ora in poi la mia vita non sara' piu' la stessa. Ma, per la miseria, cosa vuole arrivare a dire?"
La prima cosa che voglio dire e' che una disciplina partita dall'Intelligenza e' arrivata a studiare la Coscienza e la Materia, spingendosi sempre piu' addentro nei misteri millenari dell'esistenza umana. Il computer si e' rivelato uno strumento fondamentale e rivoluzionario per l'esplorazione scientifica dei fenomeni biologici e psicologici, cosi' come il telescopio o il ciclotrone lo erano stati per le scienze fisiche.
La seconda cosa che voglio dire e' che probabilmente non ne sappiamo piu' di prima: sappiamo pero' meglio cio' che non sappiamo, abbiamo un'idea piu' precisa di cio' che cerchiamo e di cio' che ci manca per trovarlo. Per adesso abbiamo soltanto trovato molte piu' domande, ma abbiamo sempre le stesse, esigue, risposte di mille anni fa.
Nel corso del suo cammino questa disciplina ha soperto fatti sempre piu' strabilianti (che il cervello e' composto di neuroni, che la Mente non usa la Matematica, e cosi' via). Credo e spero che oggi stai mettendo in luce un altro fatto strabiliante (tanto strabiliante quanto, a posteriori, ovvio): esistono numerose proprieta' in comune fra mente e materia.
E' intuitivo che fenomeni di "apprendimento" simili a quello della memoria si possono osservare anche nella materia inanimata: un pezzo di carta piegato molte volte tendera' a rimanere piegato, e tendera' ad assumere di nuovo la sua configurazione piatta se invece lasciato stare per un tempo sufficientemente lungo; un alieno, a cui non sia stato ancora spiegato che la memoria e' un'esclusiva degli esseri intelligenti, potrebbe dedurne che un foglio di carta piegato piu' volte tende a "ricordare" di essere stato piegato. La memoria potrebbe insomma essere una proprieta' piu' generale della materia. Sono poi infinite le informazioni sul passato che possiamo dedurre dalla materia del nostro ambiente: si pensi al metodo del carbonio utilizzato dagli archeologici, ai cerchi dei tronchi degli alberi, agli strati di roccia dei canyon, etc. Sono tutte forme di "memoria" in senso astratto.
La mente esibisce delle proprieta' che sono comuni a tutta la materia. E, anche se la mente e' fondamentalmente diversa dal resto della materia, il fatto che tante sue proprieta' si ritrovino in Natura (e viceversa) dovrebbe aiutare lo scienziato della mente a trovare una teoria scientifica unificata per la mente e la materia. Un po' come le similitudini fra corpi celesti e corpi terrestri aiutarono Newton a unificare la Meccanica.
La proprieta' che differenzia la mente dal resto della materia, e che dovrebbe trovare una spiegazione piu' scientifica in quella teoria unificata dei fenomeni materiali e mentali, non e' l'intenzionalita', non e' la memoria, non e' il ragionamento. E' il fatto che queste proprieta', comuni in misura maggiore o minore a tutta la materia, vengano utilizzate per agire coscientemente nel mondo.
In definitiva qual'e' lo scopo del cervello, di questo grande meccanismo trasduttore che assorbe l'energia dell'ambiente e la trasforma in un'altra forma di energia, quella misurata dall'elettro-encefalogramma, affinche' possa poi essere trasformata di nuovo in energia meccanica, ovvero nei movimenti del corpo? A mio avviso avremo la risposta quando sapremo spiegare le somiglianze fra mente e materia, e non le loro differenze.
Filosofi e scienziati si sono spartiti spirito e materia. Gli scienziati, convinti di sapere cosa sia la materia (o perlomeno convinti di sapere cosa si debba fare per scoprire cos'e' la materia) e di non avere la piu' pallida idea di cosa sia lo spirito, hanno edificato teorie sempre piu' sofisticate sulla struttura e sul comportamento della materia, lasciando ai Filosofi il rompicapo dello spirito (e con la segreta convinzione di esserseli tolti dai piedi per sempre).
Adesso che i Filosofi cominciano a capire qualcosa della mente, non sembra piu' cosi' sicuro che i Fisici sappiano cos'e' la materia. Man mano che si fa luce sui misteri della mente, la nostra concezione della materia (newtoniana o quantistica che sia) appare sempre piu' inadeguata.
La ragione per cui nessuno finora e' venuto a capo della differenza fra spirito e materia e' forse che abbiamo una teoria sbagliata della materia e, assumendo quella per giusta, e' automaticamente impossibile sviluppare una teoria corretta dello "spirito": data quella teoria della materia, il problema era di spiegare la mente in funzione della materia; la ragione per cui nessuno ci e' riuscito e' forse che teoria della materia e' sbagliata, che la materia non e' come crediamo. Il problema e' che non e' facile per nessuno decidere di abbandonare, o anche solo pensare di decidere di abbandonare, la teoria attuale, mettendo a repentaglio un intero establishment scientifico: e' infinitamente piu' facile lasciare che continui ad esistere un problema irrisolto della mente.
Certo la materia dei Fisici ci appare anomala rispetto alle leggi macroscopiche che osserviamo in Natura. Basti dire che le leggi "naturali" della Fisica obbediscono a funzioni continue (con il che' vengono garantite eleganza, economia e soprattutto la facilita' di calcolo manuale, che non era un fatto trascurabile prima dell'invenzione del computer), mentre invece le leggi della selezione naturale o quelle dei sistemi neurali obbediscono a degli algoritmi discreti. Essendo pigro di natura, mi domando se sia piu' semplice ricondurre la mente alle leggi della Fisica o ricondurre l'universo a una rete neurale... Non sono sicuro della risposta, ma forse bisognerebbe provare a costruire un modello in cui l'universo non e' altro che una vasta rete controllata da una sorta di legge di Hebb per i corpi celesti: non si sa mai.
In realta' ho la sensazione che una teoria corretta della materia avrebbe gia' spiegato la mente, senza alcun bisogno di ulteriori sforzi. Einstein e Heisenberg hanno avuto un'intuizione portentosa (che l'osservatore non possa essere separato dall'osservato, e, fino a prova contraria, un osservatore e' uno spirito, una mente), ma quell'intuizione e' stata poco approfondita dalle scienze fisiche, piu' interessate al mondo dell'"osservato" che a quello dell'"osservatore".
L'Intelligenza Artificiale e' la prima scienza "esatta" (nel senso che si propone di usare lo strumento matematico, sia pur riveduto e corretto all'insegna dell'"inesattezza" della Natura) ad occuparsi specificamente dello spirito, della mente, e, in ultima analisi, proprio di quell'osservatore che i Fisici hanno abbandonato in qualche nota a pie' di pagina.
Qualcosa esiste. Non sappiamo esattamente cosa, ma sappiamo che qualcosa esiste. Ci sembra anche plausibile che potrebbe esistere qualcos'altro, un universo completamente diverso. Ed e' allora curioso che esista proprio questa "cosa" invece che tutte le altre possibili.
Se davvero tutto soggiace a un principio darwiniano di selezione, il mondo e' cosi' com'e' in quanto e'; e sara' come sara' in quanto sara'. Se non fosse cosi' com'e', non sarebbe. E' un principio che vale per la Via Lattea, per il Sole, per la Terra, per la Vita, per la Mente e per la Coscienza.
Ma la domanda cruciale dovrebbe essere: "perche' esiste qualcosa?" Perche' non nulla? Tutte le complicazioni dei Filosofi e degli scienziati (ma certamente anche di tutti gli altri esseri umani) nascono da questo fatto: che esiste qualcosa, invece che non esistere nulla.
Studiando la Mente, si ha spesso la sensazione che la soluzione stia in questo paradosso, in quest'oggetto, la Mente, che non si conosce, che non sa cosa sia, che deve studiarsi lungo l'arco di secoli e secoli per cercare di venire a capo di se stessa, e che forse oggi, dopo tutti quei secoli, non e' per nulla piu' vicina alla verita' di quanto lo fosse quando ha cominciato. Mi domando se il primo barlume di coscienza del Pitecantropo venne con il primo barlume di stupore: "perche' esisto? e perche' penso?" La Mente, questo paradosso.