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III
A GIULIANO DE' MEDICI IN PRAGA
(Firenze, 13 novembre 1610)
Ma passando ad altro, già che il S. Keplero ha in
questa ultima Narrazione stampate le lettere che io
mandai a V. S. Ill.ma trasposte, venendomi anco
significato come S. M.à ne desidera il senso, ecco che
io lo mando a V. S. Ill.ma, per participarlo con S. M.à,
col S. Keplero, e con chi piacerà a V Ill.ma, bramando
io che lo sappi ogn'uno. Le lettere dunque, combinate nel
loro vero senso, dicono così:
«Altissimum planetam tergeminum
observavi».
Questo è, che Saturno, con mia grandissima
ammirazione; ho osservato essere non una stella sola, ma
tre insieme, le quali quasi si toccano; sono tra di loro
totalmente immobili, e costituite in questa guisa oOo;
quella di mezzo è assai più grande delle laterali; sono
situate una da oriente e l'altra da occidente, nella
medesima linea retta a capello; non sono giustamente
secondo la dirittura del zodiaco, ma la occidentale si
eleva alquanto verso borea; forse sono parallele
all'equinoziale. Se si riguarderanno con un occhiale che
non sia di grandissima multiplicazione, non appariranno 3
stelle ben distinte, ma parrà che Saturno sia una stella
lunghetta in forma di una uliva, così (_); ma servendosi
di un occhiale che multiplichi più di mille volte in
superficie, si vedranno li 3 globi distintissimi, e che
quasi si toccano, non apparendo tra essi maggior
divisione di un sottil filo oscuro. Or ecco trovata la
corte a Giove, e due servi a questo vecchio, che
l'aiutano a camminare né mai se gli staccano dál fianco.
Intorno a gl'altri pianeti non ci è novità alcuna. Etc.

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