|
||||||
DOCUMENTS
elab.immagini
galileo
realtà virtuale
vrml
biomeccanica
esapodi
formula1
intelligenza
Papers
meccanica
sistemi
robotica
Non esiste ancora una teoria scientifica dei sogni. Le ipotesi proposte nei secoli passati, come quelle della Psicanalisi, hanno lo stesso valore scientifico della Smorfia napoletana. I sogni costituiscono tuttora uno dei misteri piu' fitti della Coscienza.
Jouvet suppone che il sogno sia il veicolo usato dal nostro organismo per cancellare o archiviare le esperienze della giornata sulla base di un programma genetico. Per tutti gli animali addormentarsi significa abbassare il metabolismo, ridurre il fabbisogno di energia al minimo e dedicare tutte le risorse al sogno. Il sogno e' infatti, innanzitutto, un processo che assorbe molta energia. Tutt'altro che un "riposo", insomma. Ad agitarsi e' pero' soltanto il cervello. Nell'abbassare il metabolismo, infatti, il corpo isola i muscoli, che in condizioni normali verrebbero messi in moto da un'attivita' cerebrale cosi' intensa. Durante il sogno il cervello ha bisogno di lavorare molto intensamente, ma senza generare nessun comando per l'apparato motorio.
Si potrebbe allora dire che il cervello funziona in due modi: quando siamo svegli, e' collegato al resto del sistema nervoso e muscolare e ogni sua attivita' da' origine a dei segnali che danno origine a loro volta a dei movimenti; quando siamo addormentati, e' scollegato dal resto del sistema nervoso e muscolare e la sua attivita' non ha alcun effetto sul corpo.
Mentre da sveglio il cervello opera in maniera diretta sull'ambiente, reagendo a ogni stimolo "come meglio puo'", nel sonno il cervello elabora le esperienze della giornata e, sulla base del codice genetico, decide quali esperienze cancellare e quali rinforzare.
Verrebbe cosi' risolta la diatriba millenaria sui fattori innati e quelli acquisiti: esiste una componente ereditaria della personalita' che viene attivata quotidianamente per decidere come acquisire nuovi dati. Fra le due realta' esiste un processo mediatore, il sogno. Cio' spiegherebbe anche perche' il sogno sia piu' lungo e frequente nei primi anni di vita: e' maggiore il bisogno di analizzare le esperienze.
Che esista una ragione biologicamente rilevante per sognare e' sostenuto anche da Winson, per il quale il sogno e' un'elaborazione ordinata della memoria che ha lo scopo di interpretare le esperienze preziose per la sopravvivenza.