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LA FABBRICA DEL PENSIERO
Ouverture

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I piu' efficienti talent scout della Scienza moderna sono i Filosofi: quando i Filosofi cominciano a interessarsi di una disciplina scientifica, e' garantito che quella disciplina ha il potenziale per interessare un pubblico molto vasto. Forse perche' siamo un po' tutti Filosofi (mentre, ahime', non tutti nascono Matematici o Musicisti).

L'esempio piu' noto di fenomeno informatico che ha attirato l'attenzione dei Filosofi (e poi, a conferma, del grande pubblico) e' quello dell'Intelligenza Artificiale. Ma l'Intelligenza Artificiale non e' altro che il cancello d'ingresso a un gigantesca Disneyland del pensiero moderno: i Filosofi si avventurano fra i baracconi con aria perplessa e un po' smarrita, senza osare a provare di persona nessuna delle attrazioni, e tentando disperatamente di dimostrare che in fondo esiste una equivalenza di fondo fra il pensiero di Aristotele e quello di Topolino. Gli informatici badano soprattutto a divertirsi il piu` possibile, passando da una giostra all'altra con gran disinvoltura, e infischiandosene tanto di Aristotele quanto di Topolino (temo che molti di loro non sappiano neppure quale dei due e' il filosofo e quale il cartone animato).

Per l'insipienza dei primi e la barbarie dei secondi manca una teoria che spieghi perche' mai ci si diverte tanto in questa Disneyland, e che consenta in tal modo di divertirsi ancora di piu'.

Questo libro si puo' leggere a piu' livelli. Al livello piu' basso e' un' introduzione alle tematiche piu' avanzate dell'Intelligenza Artificiale (che a mio avviso e' semplicemente una branca della Matematica); a un livello superiore e' un sunto delle moderne teorie sulla mente che sono state avanzate negli ultimi decenni da diverse discipline (Psicologia, Neurofisiologia, Filosofia, etc); al livello piu' alto e' anche un saggio (piu' o meno "filosofico") sulla possibilita' che tutti questi arcani studi finiscano per avvicinare la Mente alle grandi idee scientifiche del nostro secolo (Meccanica Quantistica, Relativita', Evoluzionismo).

Come tutti i libri, anche questo e' condizionato dal punto di vista del suo autore. Il mio punto di vista e' il seguente:

Quelle che chiamo "le scienze della mente " (Filosofia, Psicologia, Neurofisiologia, etc) e le "scienze della macchina" (Matematica, Cibernetica, Intelligenza Artificiale, Scienza Cognitiva, etc) hanno compiuto nei secoli due cammini indipendenti ma paralleli, e il computer ha costituito il punto in cui quei cammini si sono finalmente incontrati scoprendo di essere le due facce di una stessa medaglia.

L'Intelligenza Artificiale non ha sbagliato tutto (come sostengono i suoi critici) e non e' certamente prossima all'estinzione: fin da quando e' nata, e' sempre vissuta di continue auto-critiche, che hanno rimesso in discussione senza pieta' il paradigma imperante. Dal risolutore onnipotente ai sistemi esperti, dalle reti neurali ai sistemi fuzzy, l'Intelligenza Artificiale ha continuamente rimesso in discussione se stessa. E' e rimane soprattutto una disciplina di domande, non di risposte. Ogni volta che un filone e' morto perche' (apparentemente) senza sbocchi, un altro ha preso il suo posto. L'errore che molti osservatori esterni commettono e' di continuare, per inerzia, a seguire la corrente che si sta estinguendo, senza accorgersi subito che un'altra corrente e' gia' diventata predominante. In particolare negli ultimi anni l'Intelligenza Artificiale e le discipline informatiche limitrofe hanno generato abbastanza nuove idee da tenere impegnati migliaia di ricercatori per diversi decenni. Non si dimentichi poi che l'Intelligenza Artificiale ha avuto la sventura di nascere nel mondo del capitalismo: ogni sua idea viene immediatamente messa alla prova dai critici piu' spietati che possano esistere, e cioe' gli imprenditori, i quali esigono immediate applicazioni pratiche delle idee che finanziano (proviamo, per esempio, ad immaginare cosa ne sarebbe stato di Kant se la sua credibilita' fosse dipesa dal giudizio dei moderni venture capitalist della California, quelli stessi a cui dobbiamo la popolarita' dell'Intelligenza Artificiale).

Il problema maggiore dell'Intelligenza Artificiale sta nel suo nome, nel termine "intelligenza" che vi compare. E' un termine troppo ambiguo e, tutto sommato, poco scientifico. Sinceramente, dopo tanti anni di Intelligenza Artificiale, quando parlo di "intelligenza" non mi e' piu' chiaro per nulla di cosa sto parlando.

Non vi e' alcuna ragione per cui le leggi dell'universo dovrebbero essere diverse dentro e fuori la mente, e in effetti e' possibile stabilire delle singolari similitudini fra le leggi del pensiero e le leggi fisiche.

Il mio punto di vista e' in fondo in linea con il dubbio fondamentale di questi nostri anni: il dubbio che l'umanita' abbia sempre sopravvalutato la Natura. Le scienze fisiche sono fondate sulla Matematica, ovvero sulla scienza cosiddetta "esatta". In realta' la Natura non e' per nulla esatta: non esistono nero e bianco, ma soltanto gradazioni di colori; non esistono giorno e notte, ma soltanto gradazioni di luminosita' naturale; e persino il confine fra il mare e la terra non e' cosi' chiaro come potrebbe sembrare.

Il risultato e' che dobbiamo poi accontentarci di descrizioni semplificate di fenomeni molto piu' complessi: l'Elettronica e' perfettamente in grado di spiegarci la potenza consumata da un circuito in funzione del voltaggio e dell' amperaggio (fatto tutto sommato poco interessante), ma non di prevedere la bollette dell'ENEL (fatto molto piu' interessante); la Fisica sa calcolare l'accelerazione di una palla sul piano inclinato, ma non i danni arrecati da un tamponamento.

Volendo essere paradossali fino in fondo, la nostra Mente e' assai piu' esatta della Natura che l'ha generata. La nostra Mente riesce a immaginare cose che in Natura non esistono, e in particolare, sa immaginare un mondo esatto, in cui uno piu' uno fa due; mentre la Natura non ha forse mai costruito due sassi uguali che messi assieme facessero esattamente il doppio di uno dei due. La Mente ha edificato la Matematica, assumendo che la Natura non potesse non essere guidata dalla scienza piu' esatta di tutte; ma questo potrebbe essere stato un clamoroso errore di valutazione, che ha fuorviato tutta la Scienza. (Naturalmente da qualche parte ci dev'essere un trucco, ci dev'essere un modo per dimostrare che la Mente non e' piu' esatta della Natura; ma ancora non l'abbiamo scoperto).

Da questo paradosso ha origine una delle caratteristiche principali dell'Intelligenza Artificiale dei nostri giorni: nata per costruire macchine pensanti, e' diventata la "scienza dell'inesattezza"; dovendo calare la Mente nel mondo reale, deve rendere conto di fatti che la Logica matematica non saprebbe trattare.

A forza di studiare l'inesattezza, l'Intelligenza Artificiale e' pervenuta a formulare delle teorie molto sofisticate su come sia possibile produrre comportamento a partire da leggi "inesatte" che sono profondamente diverse (in spirito e forma) da quelle "esatte" della Natura (o, meglio, da quelle che i Fisici suppongono essere le leggi esatte della Natura: gravitazione, elettromagnetismo e cosi' via).

L'Intelligenza Artificiale ha progressivamente abbandonato l'approccio "logistico", rivelatosi insufficiente e inadeguato per spiegare i fenomeni mentali, e ha adottato un approccio sempre piu' "barbaro", che all'eleganza e alla perfezione della Logica sostituisce la pragmaticita' e l'imprecisione della vita quotidiana. Sono proprio queste pragmaticita' e imprecisione che forse bisognerebbe provare a trapiantare anche nelle scienze fisiche e vedere se, per caso, l'Intelligenza Artificiale non possa essere il caso particolare di una Scienza piu' generale.

Se si partisse dal presupposto che qualunque legge valga dentro il cranio deve (in qualche rocambolesco modo) valere anche al di fuori, bisognerebbe riuscire a uniformare non soltanto gravitazione ed elettromagnetismo (come stanno cercando di fare i Fisici), ma addirittura gravitazione e memoria, elettromagnetismo e apprendimento, insomma: galassie e neuroni! Se il cranio non fa passare da un universo a un altro, deve esistere una continuita', la natura stessa del mondo deve imporre una continuita' nelle leggi che governano i vari tipi di fenomeni naturali, ovunque e in qualunque forma essi si presentino.

Non voglio anticipare chi sia l'assassino, ma mi pare doveroso riconoscere fin dall'inizio che una legge hanno probabilmente in comune il mondo dentro e quello fuori del cranio: quella di Darwin. Nel nostro secolo pensatori e scienziati come James a Edelman non hanno fatto altro che estendere la validita' della teoria dell'evolutione a un raggio d'azione sempre piu' ampio.

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